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Il museo che sale

Milano. Collezionista colto e raffinato ma anche amministratore accorto, nell’istituire la Fondazione Artistica che avrebbe gestito il suo patrimonio d’arte donato alla città, Gian Giacomo Poldi Pezzoli (Milano, 1822-1879) lasciò alla sua casa museo un robusto «vitalizio», destinato non solo alla gestione ma soprattutto all’acquisizione di nuove opere, «siano antiche che moderne».Nel suo progetto, così attuale (e visionario per i tempi), il museo avrebbe dovuto aggiornarsi costantemente. Un solo appunto si può fare al gentiluomo: aver pensato a tutto ma non agli spazi necessari per le acquisizioni, tanto che il Poldi Pezzoli, museo amatissimo a Milano (dal dopoguerra ad oggi ha ricevuto in dono oltre 2.500 manufatti da più di 700 donatori), aveva ormai difficoltà ad accettare nuove donazioni. «Mancava solo quest’ultimo tassello alla realizzazione della volontà testamentaria di Gian Giacomo, spiega il direttore del museo, Annalisa Zanni. Un obiettivo che abbiamo inseguito lungamente e che ora, quasi miracolosamente, riusciamo a realizzare».Il concatenarsi delle circostanze che hanno permesso di ampliare di oltre 200 metri quadrati l’area espositiva, aggiungendo tre luminose sale affacciate sul giardino interno, ha davvero del prodigioso: nella scorsa primavera si è liberato l’appartamento al piano nobile contiguo alla sala del museo che ospitava i ritratti di Fra’ Galgario e dei lombardi del Settecento. Mancavano però i capitali (ingenti) necessari alla trasformazione degli spazi in sale museali.Ed è qui che è sopraggiunto, del tutto inatteso, Mario Franzini, socio degli «Amici» del museo e già generoso donatore in passato, che ha voluto, spontaneamente, sostenere questo investimento, consentendo l’immediato avvio dei lavori. E la loro rapida conclusione: il 24 novembre scorso, il museo ha così potuto aprire l’ampliamento, su progetto di Luca Rolla e Alberto Bertini, con il nuovo, suggestivo cannocchiale ottico che dalla Saletta degli Stucchi va fino al primo dei nuovi spazi. «Grazie all’ampliamento, un momento storico per la vita del museo, dopo la riapertura del 1951, continua Annalisa Zanni, intendiamo dare un forte messaggio ai donatori, poiché ora possiamo garantire l’esposizione, ove necessario, a rotazione, di tutto ciò che riceveremo».Per festeggiare l’apertura dell’«addizione» sono state realizzate tre mostre che presentano il meglio di quattro collezioni private giunte di recente nel museo: nella prima sala trova posto una selezione, a cura di Lavinia Galli con Catherine Cardinal, di 203 antichi orologi «da persona» riuniti tra il 1925 e il 1965 da Luigi Delle Piane e conferiti da un anonimo donatore, eccezionali per qualità artistica e caratteristiche tecniche, i quali, sommandosi alle collezioni già presenti, portano il Poldi Pezzoli, in quest’ambito, al livello del Louvre.Nella seconda sala, curata da Federica Giacobello e Federica Manoli, sono esposti a rotazione 50 pezzi delle raccolte archeologiche Necchi-Rizzi e Girardi-Carandente, ricche di ceramiche apule e magnogreche e di figurette di terracotta, oltre a un’espressiva testa maschile di bronzo del III secolo a.C.-I secolo d.C.E nell’ultima, grande sala (una vera galleria museale), in dialogo con i ritratti del Settecento spostati qui, ecco le 84 squisite porcellane europee dello stesso secolo (della manifattura di Meissen soprattutto) dalla raccolta di Guido e Mariuccia Zerilli-Marimò, donata nel 2017 dalla figlia Maria Chiara ed esposte con la curatela di Andrea Di Lorenzo e Andreina d’Agliano. E poiché, come recita l’efficace campagna di comunicazione dell’agenzia pubblicitaria J. Walter Thompson Milan, «l’arte merita più spazio» (nelle città e nelle nostre vite), ancora una volta il Museo Poldi Pezzoli risponde al bisogno di bellezza e di cultura del suo pubblico.MUSEO POLDI PEZZOLIwww.museopoldipezzoli.it ...

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